La prossima volta che qualcuno dovesse contestare l’incontestabile fatto che l’eccesso di immagini deprime la capacità di produzione e comprensione verbale, potremmo portare questo esempio: la Fata Turchina di Pinocchio, di che colore era?
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Era una bambina col viso cereo e i capelli di colore azzurro scuro. Oggi qualcuno direbbe forse che erano blu (sbagliando).
Il fatto è che, ai tempi di Pinocchio il termine “blu” non si usava comunemente, era un francesismo da snob. L’ho appena scoperto su Wikipedia, che rimanda al Vocabolario di Fanfani del 1884.
Il Dizionario Tommaseo-Bellini (anteriore) non dice niente sul forestierismo – e Tommaseo non era uno da fare sconti in materia; ma è anche vero che questa particolare definizione non è sua – e ci presenta il blu come un termine tecnico, in un certo senso, e di derivazione tedesca:
BLU.
S. m. [M.F.] Specie di Colore che si avvicina al Turchino. [Tez.] Ted. ant. Blâo, Blaw. [M.F.] Blu chiaro, blu cupo o del re, nero blu, nero blu cupo, blu della regina, blu azzurro, blu Minerva, blu lapis-lazzuli, blu turco, blu turchino, blu Maria Luisa, blu oltremare. [Garg.] Celeste blu, Blu porcellana, Blu Isabella, Blu Napoleone. (Questi Blu, nell’arte e nell’uso, non s’intenderebbe a chiamarli Turchini.)
Se dice che, a chiamare “turchini” quei particolari colori non ci si capirebbe, vuol dire che il termine non corrispondeva al turchino propriamente detto, il quale era quest’altra cosa qui (l’ultima nota è proprio di Tommaseo):
TURCHINO
Agg. Di colore simile a quello del ciel sereno. Lo Scaligero, il Ducange, e altri, vogliono che sia così detto da’ Turchi, perchè vaghi di questo colore. Alcuni invece lo derivano dal celt. gall. Tuar, Colore, e Cuan, Mare, Tuar-cuan. Altri dall’essersi chiamato Turchino un marmo di quel colore, che veniva da’ paesi turchi. Fr. Turquin. [T.] Il color turchino è più cupo dell’azzurro, del ceruleo, del celeste.
Allora, se il turchino è il colore del cielo sereno ma è più cupo dell’azzurro, del ceruleo e del celeste, che accidenti di colore è? Un azzurro intenso, più scuro dell’azzurro normale del cielo. A naso, direi che è il colore di cui parla Dante nel primo canto del Purgatorio – dolce colore d’oriental zaffiro – ma questa è solo la mia idea. Di sicuro non è il colore del cielo di notte, che non è nemmeno blu ma è grigio.
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Oggi però il termine “turchino” è associato all’azzurro chiaro. Come mai?
Per via della Fata Turchina, dice Wikipedia.
Non ricordo che la Fata disquisisse di colori, nel libro. Mi pare più probabile che l’associazione sia nata da certe illustrazioni di libri e soprattutto dal cartone animato della Disney, dove la fata è una graziosa signora con abito celeste e capelli biondi, mentre la Fata originale è una bambina dai capelli turchini. Poi però c’è chi si ostina a pensare che l’eccesso di immagini non sia dannoso per le parole.
(Potrebbe anche essere che si sia fatta un’associazione turchino-turchese; parole-suono. Meno male che da ragazzina ho letto qualche romanzo di Liala e sui colori ho idee un po’ più chiare di così.)
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Un altro danno, ovviamente, è portato dallo spensierato conformarsi alle usanze linguistiche altrui.
Noi italiani, popolo di artisti e di tessitori, abbiamo sempre avuto molti nomi per indicare i colori, magari anche troppi, ma certo capisco che importare bleu dal francese potesse sembrare uno snobismo. Che però “blu” (meno male che “blè” non lo dice più nessuno) debba soppiantare i nomi delle altre tinte non è snobismo, è conformismo ignorante.
Quando ero bambina, sentivo ancora usare la parola “celeste”; i miei nonni materni, per esempio, avevano gli occhi celesti. Oggi non la sento e non la leggo più. Passi l’aver perso il gridellino, ma di gente con gli occhi celesti ne esiste ancora…
E uno che abbia gli occhi blu, in un romanzo inglese tradotto in italiano, di che colore li avrà in realtà? Il colore della genziana verna? (mi pare poco probabile), della campanula? (troppo viola), del nontiscordardime o della veronica? (già più probabile, ma noi li diremmo celesti, appunto; al massimo azzurro chiaro), degli zaffiri (che però vengono in varie gradazioni di azzurro, per non dir niente di quelli che azzurri non sono), o vattelapesca quale?
Ma per la lingua inglese sono tutti blue.
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L’articoletto di Wikipedia è molto interessante, c’è anche un esempio di turchino d’epoca:
Wikipedia: Turchino
È interessante anche un altro brano che prende le mosse da un libro di Michel Pastoureau (e indirettamente ci fa anche capire come mai Omero dicesse che il mare era color del vino; non è che i Greci antichi avessero coni e bastoncelli diversi dai nostri, era una questione lessicale):
BLU… storia di un colore oggi disciplinato e giudizioso, di Rames Gaida sul blog TRAMA E ORDITO.
Aggiornamento. Ho scritto di un azzurro normale del cielo. Mi sono ricordata però che una mia compagna di università siciliana diceva che il nostro cielo era pallido in confronto a quello delle sue parti. Quando sono stata a Malta, ho notato pure io che l’azzurro era più intenso, così come è più intenso quando si sale su un ghiacciaio di alta quota (ed è ciò che chiamerei turchino). Così, mi viene da pensare che a nord abbiano meno nomi per gli azzurri perché hanno meno tipi di azzurro. In effetti, quando Chesterton descrive i cieli, specie all’alba e al tramonto, usa colori che qui non si vedono spesso, come il verde pavone. A me è capitato una volta sola di vedere un verde nel cielo. Per noi sarebbe una perdita netta impiegare il solo termine “blu” al posto di tutti gli altri azzurri che abbiamo.