Non me lo perdonerei mai, se domani scoppiasse davvero una guerra e io non avessi scritto in chiaro ciò che è sotto il naso di tutti ma che in quel caso nessuno si ricorderebbe.
Perciò lo scrivo in chiaro: finora i soli a parlare di possibile guerra in Ucraina sono stati gli americani.
Lo dico perché mi tocca sorbirmi tre telegiornali al giorni, se non quattro, e la mia considerazione è puramente comunicativa.
Da una settimana i nostri telegiornali ventilano l’ipotesi bellica, prima annunciando che i russi potrebbero, oh disdoro!, attaccare durante le Olimpiadi, poi facendoci sapere, venerdì, che l’intelligence americana sa perfino la data, il 16 febbraio 2022. Ma non c’è mai stata una qualche affermazione di stampo guerresco da parte dei russi, a parte che stanno facendo esercitazioni con 150.000 uomini vicino al confine. Gli americani avranno forse imparato dal dittatore nordcoreano, a fare ‘ste uscite: anche lui reagisce così quando sono le corazzate statunitensi a fare esercitazioni davanti al suo Paese.
(Naturalmente ciascuno è libero di ipotizzare il perché di una comunicazione così, come dire, monolaterale.)
Pare addirittura che in Ucraina fino a domenica il governo non sapesse niente di quella fatidica data, mentre i giornali ne sono stati informati prontamente.
D. Venerdì sera si è saputo di presunte intercettazioni che avrebbero consentito a Usa e Nato di prevedere un imminente attacco russo, perfino cerchiandone la data sul calendario. Sono informazioni attendibili?
R. Gli ucraini dicono di avere informazioni diverse. È chiaro che qui c’è una guerra di informazione e psicologica da cui è difficile tirar fuori la verità. Non capisco però perché questa notizia è arrivata alla stampa e non sarebbe arrivata agli ucraini.
— TERZA GUERRA MONDIALE/ “Putin non la vuole, ma la sua vera carta è la Bielorussia”, intervista al professor Paolo Quercia, Il Sussidiario, 14 febbraio 2022
Già.
La cosa più dolorosa però non è questa, è un’altra:
[…] Il rischio vero è che capiti un incidente sulla linea di contatto.
Ecco, cosa succederebbe?
Ci sono soldati che sono mesi che sono lì, che sono stressati, che soffrono il freddo, un incidente di un militare anche di basso grado che interpreta male un ordine farebbe scattare una serie di procedure che portano inevitabilmente alla risposta militare. Questo è il grosso rischio.
— TERZA GUERRA MONDIALE/ “Biden-Putin, ecco l’incidente che può provocare la tragedia”, intervista al generale Giorgio Battisti, Il Sussidiario, 15 febbraio 2022
Dico: «una serie di procedure che portano inevitabilmente alla risposta militare»: una guerra che comincia perché esistono delle procedure.
Ecco, questo è grave, molto più che l’esistenza della guerra in sé o di nazioni che vogliono farsi i fatti propri (gli Stati Uniti quanto la Russia di Putin, non certo di meno).
Tutto si può migliorare, se c’è volontà e libertà; ma una civiltà che arriva a scatenare guerre in automatico è una civiltà finita.