Tin chapel, cappella di lamiera

All’inizio del cap. VI dell’Osteria Volante, Chesterton parla di una cappellina di lamiera (tin chapel) che poi nomina più volte, con diversi nomi, perché vi si svolge una scena importante del libro (cap. VII).

Ebbene, eccone qua un esemplare: la Henton Tin Chapel, ossia la cappella di lamiera di Henton, ricostruita nel Museo a cielo aperto di Chiltern; museo che è improvvisamente balzato in cima alla mia lista di luoghi da visitare, non tanto per la cappella quanto perché c’è una fattoria funzionante di inizio Novecento, col cavallo che tira gli attrezzi agricoli!

Henton Tin Chapel

Chiltern Open Air Museum: la fattoria

Orrìlo e il cipresso

Abbiamo abbattuto un paio di vecchi cipressi pericolanti che minacciavano di caderci sulla casa. Mio padre ha tagliato le parti più grosse con la motosega, a me resta da sistemare i rami più piccoli e le fronde (ci facciamo delle fascinette che servono ad accendere la caldaia in inverno; il cipresso brucia che è una meraviglia).

Mentre stamattina sfrondavo i rami più grossi con la roncola, mi è venuto in mente Astolfo che dischioma la testa di Orrìlo per trovare il capello fatato cui è legata la vita del brigante.

Non avrei saputo dire se ero più contenta per il fatto di riuscire a usare la roncola – cosa niente affatto scontata un paio d’anni fa – o per il piacere che mi dava il ricordo del mio paladino prediletto in uno degli episodi più fantasiosi che conosco.

 

Orlando Furioso, Canto Quindicesimo

83

Al fin di mille colpi un gli ne colse
sopra le spalle ai termini del mento:
la testa e l’elmo dal capo gli tolse,
né fu d’Orrilo a dismontar più lento.
La sanguinosa chioma in man s’avolse,
e risalse a cavallo in un momento;
e la portò correndo incontra ‘l Nilo,
che rïaver non la potesse Orrilo.

84

Quel sciocco, che del fatto non s’accorse,
per la polve cercando iva la testa:
ma come intese il corridor via tôrse,
portare il capo suo per la foresta;
immantinente al suo destrier ricorse,
sopra vi sale, e di seguir non resta.
Volea gridare: – Aspetta, volta, volta! –
ma gli avea il duca già la bocca tolta.

85

Pur, che non gli ha tolto anco le calcagna
si riconforta, e segue a tutta briglia.
Dietro il lascia gran spazio di campagna
quel Rabican che corre a maraviglia.
Astolfo intanto per la cuticagna
va da la nuca fin sopra le ciglia
cercando in fretta, se ‘l crine fatale
conoscer può, ch’Orril tiene immortale.

86

Fra tanti e innumerabili capelli,
un più de l’altro non si stende o torce:
qual dunque Astolfo sceglierà di quelli,
che per dar morte al rio ladron raccorce?
– Meglio è (disse) che tutti io tagli o svelli: –
né si trovando aver rasoi né force,
ricorse immantinente alla sua spada,
che taglia sì, che si può dir che rada.

87

E tenendo quel capo per lo naso,
dietro e dinanzi lo dischioma tutto.
Trovò fra gli altri quel fatale a caso:
si fece il viso allor pallido e brutto,
travolse gli occhi, e dimostrò all’occaso,
per manifesti segni, esser condutto;
e ‘l busto che seguia troncato al collo,
di sella cadde, e diè l’ultimo crollo.

 

TRADUZIONE

Finalmente, dopo mille colpi, lo colse con uno al collo, sotto al mento; fatti volar via la testa e l’elmo, Astolfo scese da cavallo più svelto di Orrìlo, attorcigliò i capelli insanguinati sulla mano e risalì a cavallo in un momento, portandosi la testa verso il Nilo, perché Orrìlo non la potesse riprendere.

Lo stolto ladrone non se n’era accorto e cercava la sua testa brancicando nella polvere; quando però sentì il cavaliere che si allontanava, portandola con sé nella foresta, subito risalì sul proprio cavallo e cominciò a inseguire Astolfo senza posa. Avrebbe voluto gridare: Aspetta, fermati! ma il Duca [è il titolo di Astolfo] gli aveva portato via la bocca…

Siccome però non gli ha portato via anche le gambe, confida di raggiungerlo e corre a briglia sciolta. Rabicano, corridore meraviglioso, [Rabicano è il cavallo di Astolfo] lo distanzia di molto, mentre Astolfo esamina il cuoio capelluto per capire se riesca a riconoscere il capello fatato che mantiene l’immortalità di Orrìlo.

Solo che i capelli sembrano tutti uguali; e allora, quale scegliere di tagliare per uccidere il ladrone immortale? [Astolfo sapeva del capello fatato da un libro d’incantesimo che si portava sempre dietro, ma il libro non spiegava come riconoscere detto capello] – Sarà meglio, pensa, che io li strappi o tagli tutti quanti – ma non avendo né rasoi né forbici con sé, ricorre alla spada, che taglia proprio come un rasoio.

E tenendo la testa per il naso, comincia a raderla dietro e davanti. Così arriva a tagliare anche il capello del fato. Allora il volto di Orrìlo diventa pallido e brutto, strabuzza gli occhi e mostra in maniera evidente di essere giunto alla fine; e il corpo decapitato che inseguiva Astolfo cadde da cavallo e piombò a terra con un ultimo fremito.