Perché scrivere in maiuscole sul web è maleducato?.

Aggiornamento. Ciò che ho scritto sotto rimane vero. Ho però scoperto che alcuni, specie su Facebook, scrivono in maiuscole perché… le vedono meglio. Questo vale soprattutto per le persone più anziane, che hanno più difficoltà visive e magari sono meno abili con gli zoom (tenere premuto CTRL e insieme girare la rotella del mouse funziona su quasi tutti i browser, ma loro non lo sanno).

Il rimedio – visto che il tutto-maiuscolo è oggettivamente fastidioso da leggere, anche se uno non ha intenzione di gridare – consiste nel dir loro che non si legge bene e insieme insegnargli a zoomare.  Per i maleducati, invece, non c’è rimedio. Ma nessuno ci obbliga a pensare che uno si stia muovendo per maleducazione e non per necessità, quindi il rimedio che ho detto vale anche per loro. Solo dopo che avranno rifiutato, sapremo oltre ogni ragionevole dubbio che sono dei maleducati. 

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L’altro giorno discutevo con un mio compagno di gioco[1] sul fatto che usare il corsivo in un forum mi pare maleducato – voglio dire, scrivere tutti i messaggi integralmente in corsivo – e lui mi ricordava che la netiquette vieta solo le maiuscole: non esiste una regola che proibisca di usare il corsivo.

Il mio amico è l’amministratore del forum, perciò è chiaro che ha una certa attenzione per le regole. A me invece le regole non interessano molto, tranne quelle minime necessarie, mi interessano di preferenza le persone. Così, quando lui mi ha chiesto come farei a giustificare la proibizione del corsivo, ho risposto che il corsivo integrale è faticoso da leggere, ed è questo che lo rende maleducato.

È lo stesso sulla carta, del resto: infatti il corsivo si usa – sul web e sulla carta – per evidenziare. Questo presuppone che il testo intorno sia differente (lo chiamiamo tondo), se no l’evidenza che fine fa? Quando scriviamo un testo in corsivo, per esempio un titolo, si usa il tondo per evidenziare: insomma, è questione di contrasto.

In un forum, un utente che scriva in corsivo integrale, oltre a non farsi leggere agevolmente, si pone in contrasto con tutti gli altri utenti, che normalmente scrivono in tondo. L’effetto che fa, uno che scriva così, è più o meno “Guardatemi! Sono arrivato io!” (come se fosse Giulio Cesare) o anche “Guardatemi! Sono qui” (stile Calimero – la differenza si capisce dall’espressione verbale, se avete la capacità di farlo e la pazienza di leggere il corsivo). Ora, mettersi in contrasto con il resto del mondo non è proprio la cosa più educata ed elegante del mondo. Nemmeno quando te lo puoi permettere. Figuriamoci se neanche lo fai apposta.

Ma allora perché la netiquette non parla del corsivo? Solo le maiuscole sono considerate maleducate, e come mai?

La risposta è semplice, ma così semplice che mi sono dovuta mettere a pensarci un po’. Le cose semplici, spesso, sono sfuggenti – o forse sono complicata io, ma insomma…

Quando è nata la netiquette, si scriveva solo testo: non c’era la possibilità di usare grassetti e corsivi, possibilità che tuttora non esiste nelle chat come quella del mio gioco o di Skype o di Facebook. Tastiera nuda e cruda. Ne consegue che si poteva solo usare quel che c’era sulla tastiera: ad esempio, per evidenziare qualcosa si usavano gli *asterischi* come ho appena fatto. Per attirare l’attenzione, come gridando, che cosa si poteva usare? Le maiuscole, si capisce.

Usare le maiuscole sul web, per questo motivo, equivale a gridare e, qualora non sia necessario e giustificabile, è considerato maleducato. Perché? Be’, perché gridare è maleducato anche fuori dal web. Non è maleducato “perché lo dice la netiquette”. Gridare è maleducato perché infastidisce le persone e la netiquette ha semplicemente sottolineato questo fastidio. Ovvio che se occorre gridare si grida: se vedo uno che annega, che faccio, mi metto a sussurrare? No, grido, e nessuno penserà che sono maleducata.

Perché in seguito la netiquette non sia stata aggiornata in proposito, io credo dipenda dal fatto che essa si basa sul buonsenso: ti insegna a capire e considerare che non ci sei solo tu, in rete, e che gli altri vanno trattati con garbo e attenzione; così impari anche a capire come fare per non infastidirli. Non c’è bisogno di specificare ogni cosa per filo e per segno. Le regole, come il sabato, sono fatte per l’uomo e non il contrario. Quelli che dicono “faccio come mi piace perché nessuna regola lo vieta” sono dei conformisti senza speranza.

Ad ogni modo, per avere un conforto alla mia genialità (che viene raramente riconosciuta), sono andata a riguardarmi il libro su cui ho imparato la netiquette e un sacco di altre cose. Da qui mi viene anche l’idea che la netiquette sia basata sul buonsenso e il rispetto per gli altri. Riconosco che è un’idea dannatamente americana ma a me piace.

Thomas Mandel e Gerard Van der Leun, Galateo per Internet. Come navigare con cortesia e correttezza nella Rete, Bompiani, Saggi Tascabili, 1998.

Ecco quello che dicono i due autori a proposito delle maiuscole (e delle minuscole, che sono un capitolo a parte, ormai incomprensibile ai più):

4° Comandamento del cyberspazio

“Non essere né maiuscolo né minuscolo”

Si accede alla Rete per mezzo di tastiere tipo macchina da scrivere, ma ben poco di ciò che viene messo in Rete vedrà mai la carta. Il testo viene letto sugli schermi del computer. Qui un TESTO IN TUTTE MAIUSCOLE VIENE VISTO E “SENTITO” COME L’ESPRESSIONE DI QUALCUNO CHE GRIDA. È DA MALEDUCATI! OK! QUINDI NON FATELO! A MENO CHE, OVVIAMENTE, NON STIATE GRIDANDO QUALCOSA A QUALCUNO, E ALLORA È OK.

per lo stesso motivo, scrivere tutto in minuscolo, compresi i nomi propri come bill clinton, è visto dai membri della rete come un comportamento affettato e pigro. la gente in rete è abbastanza istruita per sapere che e. e. cummings è morto. sanno anche che le vostre possibilità di essere un poeta e uno scrittore altrettanto bravo si avvicinano allo zero assoluto.


[1] La Leggenda: Guerra dei Draghi (c’è il banner in fondo alla colonna di destra).

Esempio di formattazione: What’s wrong with the world

pagina sui
Servizi di editing

What’s Wrong with the World è un libro di G. K. Chesterton del 1910, inedito in Italia. (Forse sarà pubblicato l’anno prossimo; ce la siamo presa comoda, non c’è che dire.)

Ho pensato di usarlo come esempio di formattazione. Ecco due file formattati del libro – la versione di partenza è quella di Project Gutenberg – e le relative schede di formattazione.

La scheda di formattazione è una procedura che creo – sulla base di norme editoriali date oppure scegliendo io stessa elementi e valori – per dare a un testo un certo aspetto.

Quando dico che “creo” la scheda non sono in preda ad un attacco di megalomania: è che non ne ho mai trovate in giro e dunque mi tocca presumere che queste schede siano una mia invenzione.

What’s Wrong with the World, semplice – scheda di formattazione

What’s Wrong with the World, titoli correnti – scheda di formattazione

Le differenze riguardano i margini e i numeri di pagina, oltre alla presenza dei titoli correnti, che sono i titoli in cima alle pagine.

La formattazione a che serve? e soprattutto, a chi?

La formattazione di un libro o di un articolo per la pubblicazione è compito della casa editrice, non certo mio o degli autori.

Anche i manoscritti però vanno formattati in un certo modo, siano essi libri o articoli o papers; e vanno ben formattate anche le proposte di pubblicazione o book proposal.

L’idea generale è quella di favorire la leggibilità e godibilità per il destinatario. Che cosa è preferibile leggere, un testo scritto piccolo e fitto, zeppo di caratteri fantasiosi, o uno pulito e ordinato con un carattere semplice, margini ampi e righe ben spaziate?

D’accordo, so che c’è chi se ne infischia ma gli editori non sono della partita, a quel che mi si dice.

Chiaro che un libro o un articolo non viene pubblicato per il solo fatto che è stato presentato in maniera aggraziata; ma un manoscritto sciatto fin dall’aspetto viene scartato di sicuro. Un po’ come un curriculum.

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Aggiornamento: addirittura due edizioni!
Sono entrambe indicate nel post
Due edizioni negli stessi giorni: What’s wrong with the world a cura di Lindau della Società Chestertoniana Italiana.

“” (virgolette)

“” “” “” “”“” “” “” “”


A settembre più o meno tutti tornano al lavoro. Questa settimana, tre clienti mi hanno chiesto di correggere i loro scritti.

Un mare di “”.

Non lo avevo mai notato, forse perché non avevo mai lavorato per tre persone diverse nella stessa settimana.

“”, “”, “”. In testi non divulgativi.

Una volta per indicare che la parola usata era approssimativa, colloquiale, non del tutto adeguata al significato da esprimere, si scriveva ‘per così dire’. Le “” sostituiscono questa formula, fanno risparmiare tempo e inchiostro e questo è ottimo.

Ma…

Come sarebbe un testo o un discorso in cui ogni tre frasi ci fosse un ‘per così dire’? Fastidioso? Irritante? Noioso? Si avrebbe forse l’impressione che chi scrive o parla non sappia quello che può o deve dire?

Anche in questo, comunque, le “” fanno risparmiare tempo.

Grazie alle “”, non occorre leggere per avere quell’impressione.

Basta guardare.

Trovare le parole non è facile. Per me è forse più facile che per altri ma richiede comunque fatica. Io capisco la fatica di trovare le parole.

Se però uno scrive per lavoro, quella fatica fa parte del suo compito. Sottrarsi alla fatica del proprio compito è come barare con la propria vita.

(Causa la sovraesposizione, non ho usato “” nemmeno per indicare il modo di dire.)

“” “” “” “”“” “” “” “”

Esempio di formattazione: libretto Michelin

UomoImpresaIdeale – Interviste a FMichelin 2003-2009 VERS1

UomoImpresaIdeale – Interviste a FMichelin 2003-2009 VERS2

Il libretto Uomo, impresa, ideale contiene tre interviste a François Michelin, tutte reperibili su internet: le prime due sono trascrizioni di incontri che si sono svolti in due edizioni del Meeting per l’Amicizia tra i Popoli, la terza è stata pubblicata di recente sul quotidiano online IlSussidiario.net (i link agli originali si trovano in fondo al post).

Il libretto è un esempio del lavoro di formattazione, vale a dire composizione e impaginazione grafica effettuata attraverso un software. Lo scopo di questo lavoro è agevolare la lettura attraverso la razionalità e la gradevolezza della grafica. Il software è Microsoft Word: non un granché per impaginare ma se ne può comunque ricavare qualcosa di gradevole. Questo è positivo, perché gran parte delle aziende usa MsWord.

Il file Michelin vers1 è impaginato con layout “Normale” e costituito di 30 pagine in formato A4. Il file Michelin vers2 è impaginato in formato libro (A5) e costituito di 60 pagine su 30 fogli. La stampa di questo file va effettuata fronte retro.

In entrambe le versioni non sono intervenuta sui testi ma solo sul loro aspetto. Non è un esempio della mia attività di editor o correttore di bozze.

Tipo di file: pdf (richiede il software Adobe Acrobat Reader)

Software di produzione: Microsoft Office Word e Pdf995 (trasformazione in pdf)

Stampa: fronte retro


Fonti

Intervista L’ideale nell’impresa, Meeting per l’amicizia tra i popoli, martedì 26 agosto 2003: qui

Intervista L’impresa: ma l’uomo in se stesso non è già un’impresa?,Meeting per l’amicizia tra i popoli, sabato 28 agosto 2004: qui

Intervista La lezione moderna di Michelin, Il Sussidiario.net: qui in italiano e qua in inglese.