Palilalia politica

Ho appena scoperto che ripetere sempre le stesse frasi o le stesse parole può essere un sintomo di danni al cervello e, quando è così, ha un nome: palilalia.

Peccato che sia una parola così brutta, altrimenti ci si potrebbe sbizzarrire. Se c’è una cosa di cui soffrono attualmente i nostri politici, infatti, mi pare che quella sia proprio la palilalia.

 

Se uno mi si mette sul palco a ripetere fuori i negri e dentro le puttane, io capisco, non il sentimento o la proposta ma l’uso (anche fino all’abuso) di quel diritto civile che si chiama libertà di parola; poi, starà a me controbattere demolendo la proposta e il ragionamento che ci sta dietro.

Se uno facesse come Catone e dicesse alla fine di ogni discorso, che so, coeterum censeo Salvini delendum esse, io capirei se non il sentimento almeno l’atteggiamento. Voglio dire, questa è una cosa che dici dopo aver parlato d’altro.

Ma io da un anno non sento davvero altro che ripetere le solite cose e non sono proposte ma, appunto, solo… cose.

 

All’ex-cavaliere Berlusconi che ripete: “questo è un governo di scappati di casa e di gente che non ha mai lavorato in vita sua”, che accidenti gli vuoi dire? Non dovrebbe esserci arrivato ormai da solo a capire che così fa infumire due terzi di disoccupati che tutto faranno tranne che votarlo?

Non sarebbe più interessante e produttivo, dire qualcosa del genere “insisterò perché ci sia una franchigia di (poniamo) 12.000 euro esentasse per tutti”? Oddio, poi c’è da decidere se fidarsi, però intanto sarebbe una proposta più che ragionevole e molto attraente. Per questo, suppongo, tutti si guardano dal farla. Devo riconoscere che lui fu il solo, l’anno scorso a farla: ma gliela sentii solo il venerdì sera prima del voto, quindi non era serio.

Comunque sia, io non mi metto a discutere contro un argomento simile; a far notare, per esempio, che anche un tal Benjamin Disraeli fu più o meno uno scappato di casa e uno che non aveva mai lavorato in vita sua prima di fare il politico; in compenso, però, aveva già perso alquanti denari in speculazioni. Non mi ci metto, un po’ perché non mi pare che ci siano dei Disraeli in giro ma soprattutto perché perderei tempo e basta. Si sa che  l’ex-cavaliere non ascolta.

 

Al segretario Zingaretti o a chiunque altro che ripete: “se vincono i nazionalismi, l’Italia sarà isolata”, che diamine gli vuoi dire? Son dieci mesi che, secondo costoro, a ogni fiato di (Di Maio un po’ meno),  l’Italia “è sempre più isolata”! Ma se si deve isolare domani dopo le elezioni, vuol dire che finora non è successo: e allora che accidenti di profeta sei? Perché perdere tempo ad ascoltare profezie fasulle? Non c’è neanche da argomentare, non le azzeccano e basta. E poi si aspettano di superare il 20%?

 

E a tutti quelli che ripetono “Salvini punta sulle paure della gente” (Di Maio un po’ meno), come si fa a far capire che lo stanno facendo anche loro, quando ripetono “se vincono i populisti/nazionalisti/le destre succede un disastro”? Se fossero in grado di capirlo, a naso direi che non avrebbero ripetuto dieci mesi la stessa cosa; perché anche questa la sento ripetere da circa dieci mesi. C’è da dire che, se il PD così facendo supera il 20%, avrà consacrato il metodo come uno di quelli che funzionano.

 

Non s’è sentita una parola, una!, sui programmi di tanta brava gente che chiede di essere eletta al Parlamento europeo. Se voglio sapere che cosa propongono Forza Italia, PD eccetera, devo andarmi a cercare i programmi. Lo faccio, sì, ma intanto questi bellimbusti occupano ore di tv per dire le medesime cose che dicevano dieci mesi fa o sette mesi fa o quattro mesi fa… e questo non va bene.

Non va bene per niente.

Questo è veramente un quadro che richiede a gran voce un neurologo.